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La Carta di Capiago

Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo avere paura di “sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti fratelli e sorelle” (FT, 8).  

Le proposte qui raccolte ci invitano a far sì che questo sogno parta dalla nostra realtà concreta, allargandosi come una tenda fino ai confini della terra, integrando i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati, costruendo insieme il Regno di Dio nella fraternità e nell’universalità. (Papa Francesco – Prefazione al documento del Dicastero per lo sviluppo umano integrale – 3 marzo 2023)

“Gli orientamenti indicati da papa Francesco che invita ad accogliere, proteggere e integrare i migranti, rimangono la nostra bussola”. (Dal messaggio dei Vescovi svizzeri che apre il documento “Verso una pastorale interculturale” – 11 / 2020)

Con il documento “Verso una pastorale interculturale” la Conferenza dei vescovi svizzeri e la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera hanno tracciato le linee guida per il cammino della Chiesa in una società dove le diversità culturali sempre più si incontrano, si confrontano e interrogano. L’annuncio del Vangelo trova, qui e ora, un terreno fertile nel quale porre semi di convivialità delle differenze, di incontro tra le diversità, di superamento delle diffidenze e delle indifferenze: sono semi di comunione, di partecipazione, di missione.

Nella Chiesa cattolica che è in Svizzera vivono molte comunità linguistiche e quella italiana che è la più numerosa (circa 600 mila) avverte l’importanza di ripensarsi e di ripensare le sue scelte per rispondere alle attese e alle indicazioni che nel documento vengono espresse e proposte.

Il corso di aggiornamento tenutosi alla Casa Incontri Cristiani (Capiago-Como) dal 6 al 10 febbraio 2023 sulla pastorale interculturale ha inteso approfondire il tema e aprire nuovi percorsi con il metodo e con lo stile della corresponsabilità ecclesiale.

Tra i relatori delle giornate di studio e dialogo: l’arcivescovo di Ferrara Comacchio mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e di Migrantes; il vescovo Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra, Friburgo e Amministratore apostolico della diocesi di Lugano; mons. Pierpaolo Felicolo, direttore nazionale Migrantes; Isabel Vasquez, direttrice nazionale Migratio; Urs Brosi, segretario generale Rkz; Delfina Licata, Rapporto italiani nel mondo. Hanno inoltre condiviso esperienze e pensieri alcuni parroci, missionari e collaboratori pastorali: P. Antonio Grasso, Missione di Berna; Erich Guntli, parroco di Buchs SG; Gabriele Balducci, Allschwill/Schönenbuch BL. Un affresco storico sulle intuizioni di san Battista Scalabrini è stato proposto dal prof. Matteo Sanfilippo.  Il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, ha celebrato la Messa di chiusura e ha voluto essere aggiornato sugli esiti del corso.

Il corso ha voluto essere un ulteriore segno della disponibilità delle Mcli per un nuovo e condiviso percorso ecclesiale. In questa prospettiva è stato ripreso l’appello che tutti si prendano cura di tutti e che ognuno possa sentirsi a casa sempre e ovunque, senza importare o imporre tradizioni particolari. Più volte durante i lavori viene citato il racconto della Pentecoste (At 2,5-12) e viene posta la domanda: “Come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?” per sollecitare ad assumere lo stile di Pentecoste che è proprio di una comunità dove tutti possono ascoltare il Vangelo e vivere i sacramenti nella propria lingua e sentirsi così a casa. La consapevolezza che l’interculturalità pone alla pastorale sfide inedite, percorsi impegnativi, difficoltà a metterla in pratica ma si prospetta anche come un percorso affascinante, ha fatto emergere la necessità di compiere sette passi (suggeriti dagli orientamenti sulla pastorale migratori interculturale del Dicastero per lo sviluppo umano del 24 marzo 2022) per camminare sulla strada dell’unità nella diversità:

– riconoscere e superare la paura anche dentro il contesto sociale;

– non isolarsi ma favorire l’incontro come palestra di socialità;

– coltivare l’ascolto, che esige una mediazione culturale con rispetto, cura, pazienza;

– aprirsi all’altro, dare spazio all’altro e non lasciarlo solo;

– ripensare le nostre parrocchie e le nostre strutture;

– maturare la convinzione che ogni incontro è una benedizione e una ricchezza;

– ripensare lo stile dell’annuncio richiamandosi alla Pentecoste (ognuno deve sentirsi    a casa);

– condividere l’impegno per l’annuncio valorizzando le ministerialità (e non solo il presbitero) e lavorare per una cattolicità a tutti i livelli.

In questo percorso occorre tenere presente che la realtà ecclesiale in Svizzera si declina con le diversità dei territori e le Mcli rispondono alle attese di queste specificità raccogliendo le indicazioni del documento dei vescovi svizzeri che sottolinea le ragioni e l’importanza di camminare insieme modulando i tempi, concordando i metodi e gli obiettivi senza soccombere all’affanno pastorale e senza cedere alla tentazione di distinguere tra “noi” e “loro”, tra “coloro che ospitano” e “coloro che sono ospitati”.

Le Mcli si avvertono e si sperimentano sempre più come ponti di comunione, luoghi di relazioni, strade di fraternità. Nel cantiere pastorale le Mcli si pongono accanto alle comunità locali per costruire una Chiesa che accoglie e cammina, una Chiesa che ascolta, che accoglie e che parla, una Chiesa che fa nascere domande sull’essenziale, che accompagna l’uomo di culture diverse nella ricerca di senso, nella ricerca di Dio. In questa linea si pongono già significative buone pratiche promosse e realizzate da alcune Mcli in Svizzera.

Le fatiche e gli ostacoli per una pastorale interculturale appaiono a volte insormontabili eppure si intravvede in questa fatica apostolica “il volto nuovo della missione” e questa novità radicata nel Vangelo richiama e coinvolge, in un percorso comune e condiviso, i missionari e gli operatori pastorali, i sacerdoti autoctoni, i fedeli immigrati di diverse provenienze e i fedeli locali. Non è il “salire in cattedra” di alcuni che può incoraggiare e sostenere questo cammino ma l’umiltà di tutti, la consapevolezza di essere tutti operai della vigna “interculturale” del Signore, la passione nel ricercare linguaggi comuni ed efficaci nell’annunciare e testimoniare il Vangelo.

Le responsabilità, le competenze e le scelte negli ambiti economici, amministrativi sono indispensabili al buon funzionamento del cantiere pastorale. Le Mcli sono fiduciose che queste risorse e i criteri della loro gestione saranno con lungimiranza finalizzate alla crescita e al sostegno della pastorale interculturale. Deve essere rafforzata l’intesa tra le scelte pratiche e le scelte pastorali perché insieme si pongano in un’ottica di annuncio del Vangelo per il quale si ha più bisogno di testimoni e annunciatori credibili che di strutture.  In questa prospettiva nel documento si coglie un appello alla conversione del cuore che viene rivolto a tutti.

Perché un progetto diventi processo è tuttavia indispensabile che il documento “Verso una pastorale interculturale. Linee guida per una pastorale migratoria in Svizzera” sia capillarmente diffuso e conosciuto così che possa diventare nella Chiesa svizzera uno strumento di lavoro per tutti e a tutti i livelli.

Tra i primi impegni che le Mcli intendono assumere alla luce delle esigenze espresse nel documento della Conferenza dei vescovi svizzeri e della Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera vengono condivisi i seguenti:

1 – la formazione interculturale degli operatori pastorali ancora prima di essere immessi nel servizio pastorale; la formazione interculturale zonale, a partire dagli operatori pastorali; la formazione interculturale nella missione a partire dai Consigli pastorali di Missione e dai volontari. Si tratta di pensare e proporre percorsi formativi a diversi livelli

2 – la realizzazione di una fraternità aperta tra presbiteri e operatori pastorali laici, superando e anche aiutando a superare clericalismo, personalismi, chiusure e mediocrità nella consapevolezza che l’interculturalità non è “fusione” o “annullamento” delle identità ma è “convivialità delle differenze

3 – la comunicazione delle Mcli ha una valenza pedagogica. Con il suo linguaggio parla al cuore di chi crede, di chi non crede, di chi diversamente crede. Nello specifico si tratta di una comunicazione che, valorizzando le relazioni interpersonali e avvalendosi anche delle tecnologie digitali, faccia del documento dei vescovi svizzeri sulla pastorale interculturale un’esperienza quotidiana di fede e di vita e non un testo da lasciare in archivio. In questa prospettiva sarà utile anche la comunicazione delle buone pratiche.

È viva la consapevolezza di essere in un cammino più grande, quello della Chiesa universale per la quale papa Francesco ha chiamato e chiama a vivere più intensamente lo stile sinodale. Anche la pastorale interculturale è animata dalla sinodalità intesa come stile di Chiesa che ascolta, accoglie ed esce sulle strade. Sono quindi da accogliere i verbi sinodali incontrare, ascoltare, discernere declinandoli con la realtà del territorio. In questo contesto sono da incoraggiare e valorizzare le ministerialità.

Dalla tappa continentale del Sinodo vissuta a Praga negli stessi giorni del corso delle Mcli a Capiago viene la conferma che con lo stile sinodale si risolvono tensioni e incomprensioni, non si viene paralizzati dalla paura delle diversità. Significativa, ad esempio, la coincidenza dei titoli dei due eventi: “Per un noi sempre più grande” e “Allarga lo spazio della tua tenda”. Vale più che mai l’appello dell’Apostolo delle genti a gareggiare nello stimarsi a vicenda nell’annunciare il Vangelo. Con questo spirito e con questo stile le Mcli si pongono in sintonia con le linee guida per una pastorale migratoria interculturale in Svizzera.

Camminando s’apre cammino…” la strada di Emmaus attraversa il variegato territorio della interculturalità. Su questa strada, ieri come oggi, lo Sconosciuto si affianca ai due viandanti dubbiosi e incerti. Con loro cammina, ascolta le loro domande, raccoglie le loro paure e risponde.  La risposta è il suo Volto e il suo gesto che sorprendono i viandanti. In una società interculturale le Mcli con le comunità ecclesiali locali della Svizzera intendono essere testimoni e annunciatori credibili di quel Volto e di quel gesto.

Indicazioni pratiche

– Definire insieme ai propri Consigli pastorali di Missione e ai propri responsabili diocesani quelle che sono le priorità pastorali da mettere in campo per una pastorale interculturale.

– Il primo passo verso una pastorale interculturale è la collaborazione con le parrocchie locali svizzere: organizzare momenti di preghiera e di socialità in comune, favorire momenti di incontro tra le comunità linguistiche.

– Ogni Mcli valorizzi i diversi ministeri presenti (catechisti, lettori, accoliti)

– Impegnarsi a essere nel proprio territorio di Missione artigiani di sinodalità nel quotidiano A livello zonale organizzare incontri dove i collaboratori delle singole Missioni potranno conoscere, condividere e mettere in atto le indicazioni dei vescovi svizzeri e della Conferenza centrale cattolica romana nonché le conclusioni del Corso di aggiornamento di Capiago 2023.

– Sarà compito attento della Coordinazione nazionale delle Mcli in Svizzera di curare la formazione specifica, nonché la competenza e l’accompagnamento dei presbiteri e degli operatori pastorali soprattutto dei nuovi arrivati.

– Anche negli incontri bilaterali tra la Conferenza dei vescovi italiani e dei vescovi svizzeri si raccomanda la condivisione dei progetti in materia di pastorale interculturale e più collaborazione nelle iniziative.

– La Coordinazione nazionale delle Mcli in Svizzera definirà il progetto “Erasmus pastorale” che rivolto ai seminaristi come esperienza formativa sarà illustrato e proposto ai vescovi sia italiani che svizzeri.

Capiago, 10 febbraio 2023